Il settore dell’asfalto in Italia tra dati di produzione, normative e sostenibilità

In Italia, il settore dell’asfalto sta attraversando una fase di innovazione e transizione verso modelli produttivi più sostenibili. Allo stesso tempo la crescente sensibilità verso l’ambiente e l’efficienza delle infrastrutture impone l’adozione di nuove tecnologie che riducano l’impatto ambientale della produzione e della stesa del conglomerato bituminoso.

Parallelamente, l’economia circolare sta assumendo un ruolo centrale, con un focus sempre maggiore sul recupero e il riutilizzo del fresato d’asfalto.

In questo articolo approfondiremo tutti questi aspetti: dai dati sulla produzione alle nuove disposizioni normative, fino alle strategie per una gestione sostenibile degli impianti produttivi, una panoramica completa sul settore dell’asfalto in Italia.

La rete nazionale dei trasporti in Italia

Prima di addentrarci nell’argomento che dà il titolo a questo approfondimento, dedichiamo alcune righe ai dati relativi alla rete di trasporto italiana.

Per cominciare, grazie ai ben  837.493 km di lunghezza, la nostra infrastruttura stradale è tra le più sviluppate in Europa; di questi, 6.918 km sono autostrade e 32.314 km sono gestiti da ANAS.

La rete ferroviaria si estende per 24.567 km, con 16.832 km attualmente operativi, garantendo un’importante alternativa al trasporto su gomma.

Infine, a supporto del commercio nazionale e internazionale, il sistema marittimo e quello aereo possono contare rispettivamente su 145 porti e 47 aeroporti, infrastrutture fondamentali per la logistica e la distribuzione delle merci su larga scala.

I dati sulla produzione e vendita di bitume e asfalto

Nel 2023, il mercato italiano del bitume ha registrato un aumento della domanda, con una crescita del 7,8% rispetto all’anno precedente e un volume di vendita pari a 1.680.000 tonnellate. La produzione di bitume è articolata in diverse categorie: il bitume tradizionale si conferma il più utilizzato con 1.058.000 tonnellate (+3,7%), seguito dal bitume per membrane con 280.000 tonnellate (+2,9%), dal bitume ossidato con 10.000 tonnellate (-16,7%) e dal bitume per emulsioni con 54.000 tonnellate (+8,0%); un incremento significativo si è registrato nell’ambito del bitume modificato, che ha raggiunto le 278.000 tonnellate con una crescita del 35,6%.

Anche la produzione di conglomerati bituminosi ha registrato un trend positivo, con un totale di 34.200.000 tonnellate (+9,6% rispetto all’anno precedente): di queste, 6.700.000 tonnellate sono state prodotte con bitume modificato, registrando un incremento del 42,6%. Tra gli altri prodotti del settore, l’emulsione bituminosa ha raggiunto 98.000 tonnellate (+8,9%) e l’asfalto colato (mastic asphalt) 32.000 tonnellate (+7,1%).

Sul fronte del commercio internazionale, le esportazioni di bitume dall’Italia sono diminuite del 15,6%, attestandosi a 1.038.000 tonnellate, mentre le importazioni hanno registrato un aumento significativo del 51,1%, raggiungendo le 68.000 tonnellate.

Complessivamente, la produzione totale di bitume ha subito una lieve flessione del 4,9%, attestandosi a 2.544.000 tonnellate.

Come si può intuire dai dati precedenti, l’industria italiana degli asfalti rappresenta un comparto strategico per l’Italia, con un indotto che coinvolge oltre 3.000 imprese di costruzioni stradali e circa 500.000 lavoratori, di cui 40.000 direttamente impiegati nel settore.

Con 400 impianti di produzione di asfalto e una capacità produttiva annuale di 34.200.000 tonnellate, il paese si colloca tra i principali attori europei nella produzione di conglomerati bituminosi.

Un elemento chiave di questa industria è il riciclo del fresato, che ammonta a circa 17.000.000 di tonnellate all’anno, rappresentando una risorsa preziosa per ridurre la dipendenza dalle materie prime vergini; inoltre, la presenza di 10 raffinerie, di cui 6 attive nella produzione di bitume, assicura un approvvigionamento costante di materie prime per il settore.

Manutenzione e produzione di asfalto: un equilibrio tra normative e sostenibilità

La gestione efficiente delle infrastrutture stradali non può prescindere dall’adozione di pratiche che coniughino sicurezza, durabilità e sostenibilità ambientale.

In questo contesto, le normative ambientali giocano un ruolo cruciale nel disciplinare le temperature di posa del conglomerato bituminoso, stabilendo limiti massimi per contenere le emissioni di CO₂ e migliorare le condizioni di lavoro.

In questo senso, per le strade urbane e quelle situate a meno di 1000 metri dai centri abitati la temperatura di posa è fissata a 120°C, con possibilità di innalzamento a 140°C per particolari necessità acustiche o per l’uso di bitumi modificati. Al di sopra di questa soglia altimetrica, i conglomerati possono essere applicati a temperature maggiori, fino a 150°C per bitumi tradizionali e 165°C per quelli modificati; il rispetto di queste soglie non solo garantisce la conformità alle normative vigenti, ma consente anche di ridurre l’impatto ambientale della produzione e applicazione dell’asfalto.

Parallelamente, i Criteri Ambientali Minimi (CAM) introducono standard più stringenti per la gestione degli impianti di produzione, imponendo l’uso di materiali di recupero e il contenimento delle emissioni di polveri e odori; allo stesso tempo, l’alimentazione degli impianti con fonti energetiche rinnovabili (fotovoltaico, biometano, idrogeno, ecc.) rappresenta un ulteriore passo avanti verso una produzione più sostenibile.

L’impatto ambientale della produzione di asfalto resta significativo, ma l’introduzione della tecnologia Warm Mix Asphalt (WMA) ha già permesso di dimezzare le emissioni rispetto alla tecnologia Hot Mix Asphalt (HMA), portandole da 25-26 kg CO₂ per tonnellata a circa 10-12 kg di CO₂ per tonnellata; in questo senso, l’adozione di soluzioni innovative come Warm Fusion (che riduce ulteriormente le temperature di lavorazione senza compromettere la qualità del conglomerato) rappresenta una delle risposte più efficaci alle sfide della sostenibilità nel settore delle infrastrutture stradali.

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