FAQ

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DOMANDE GENERALI

Come si fa l’asfalto?
L’asfalto si produce mescolando circa il 95% di aggregati (ghiaia, sabbia e filler minerale) con circa il 5% di bitume, un legante di derivazione petrolifera. Gli aggregati vengono prima essiccati e riscaldati a circa 160 °C, quindi miscelati con il bitume caldo in un apposito impianto di produzione. Il composto risultante (detto conglomerato bituminoso) viene trasportato in cantiere ancora caldo, steso con la finitrice e compattato a rullo per formare il manto stradale definitivo.

L’asfalto fonoassorbente è una pavimentazione speciale pensata per ridurre proprio questo rumore da rotolamento. Si tratta solitamente di un conglomerato drenante fonoassorbente, cioè un asfalto altamente poroso ottenuto aggiungendo polimeri particolari al bitume. Grazie alla sua elevata porosità, questo tipo di manto assorbe molto bene sia l’acqua piovana che le vibrazioni sonore.
La superficie dell’asfalto fonoassorbente risulta regolare, elastica e ricca di microvuoti, così che l’aria possa sfuggire da sotto il pneumatico senza comprimersi troppo, smorzando l’onda acustica che altrimenti verrebbe emessa verso l’esterno. In questo modo le strade realizzate con asfalto fonoassorbente risultano decisamente meno rumorose rispetto a quelle tradizionali.
Studi sul campo hanno misurato fino a 2 decibel di riduzione del rumore veicolare sulle pavimentazioni fonoassorbenti ad alta porosità, un beneficio significativo per il comfort acustico urbano.

No, si tratta di due prodotti diversi. Il catrame è ottenuto per pirolisi del carbone, mentre il bitume deriva dalla distillazione del petrolio greggio. Anche dal punto di vista normativo cambiano le classificazioni: il catrame è considerato un materiale cancerogeno (pericoloso per la salute), mentre il bitume è classificato come sostanza non pericolosa e non richiede etichettature di rischio specifiche. In Italia il catrame non è mai stato usato per realizzare manti stradali (anche perché mancano giacimenti di carbone sfruttabili), mentre si è sempre impiegato bitume di petrolio. Dunque i nostri asfalti sono tutti conglomerati bituminosi, e proprio grazie al bitume sono materiali riciclabili.
Un bitume modificato si ottiene dall’interazione controllata tra il bitume convenzionale e speciali polimeri in un impianto dedicato. In pratica, il bitume acquisisce proprietà reologiche (di comportamento meccanico) simili a quelle del polimero aggiunto, pur mantenendo le caratteristiche adesive originali. Ne risulta un legante con prestazioni nettamente superiori rispetto al bitume “tal quale”. In particolare, un bitume modificato offre: maggiore resistenza alle temperature estreme: è meno suscettibile alle alte temperature estive (non si ammorbidisce eccessivamente) e alle basse temperature invernali (rimane più tenace, riducendo il rischio di fessurazioni da freddo); maggiore durabilità: invecchia più lentamente grazie alla migliore stabilità chimico-fisica, conservando più a lungo le sue proprietà; migliore resistenza a fatica: sopporta meglio le deformazioni dovute ai carichi ripetuti (come il passaggio continuo di veicoli pesanti) senza subire cedimenti; più elasticità: il film di bitume risulta più elastico e flessibile, contribuendo a una migliore capacità di ripresa dopo le sollecitazioni. In sintesi, il bitume modificato garantisce al manto stradale una maggiore durabilità, resistenza e adattabilità, rispetto a un legante tradizionale non modificato.
No. Quando il vecchio asfalto fresato (tecnicamente “conglomerato bituminoso di recupero”) viene sottoposto al trattamento di End of Waste previsto dal D.M. 69/2018, cessa di essere considerato un rifiuto. In seguito a tale processo il materiale prende il nome di granulato d’asfalto e diventa a tutti gli effetti un aggregato riciclato da costruzione riutilizzabile. Questo granulato può quindi essere impiegato come materia prima seconda per nuove miscele bituminose, promuovendo il recupero e l’economia circolare.
No. Al pari di qualsiasi altro inerte (ghiaia, sabbia, ecc.), il granulato bituminoso non ha scadenza. Può essere stoccato in cumulo per periodi molto prolungati senza perdere le sue qualità. Naturalmente è buona prassi evitare contaminazioni con terra o altri materiali, ma in generale un cumulo di granulato d’asfalto si conserva indefinitamente e può essere utilizzato in qualsiasi momento per produrre nuovo conglomerato bituminoso.
In Italia, nessuna differenza sostanziale. Nel linguaggio comune del settore vengono usati come sinonimi. Dire “asfalto” è come dire “conglomerato bituminoso” (un po’ come usare il termine generico “cemento” al posto di calcestruzzo (che sarebbe il nome tecnico del conglomerato cementizio). Negli Stati Uniti, invece, la parola asphalt indica specificamente il bitume (il legante), ma nel contesto italiano quando diciamo “asfaltare” intendiamo sempre la posa del conglomerato bituminoso sul manto stradale.
Le tecniche di pavimentazione “a caldo” prevedono che gli aggregati (pietrisco, sabbia, ecc.) vengano riscaldati prima della miscelazione con il bitume. L’asfalto tradizionale, ad esempio, è prodotto a caldo: gli inerti sono portati a circa 170 °C e mescolati con bitume caldo per garantire un impasto omogeneo. Viceversa, le tecniche “a freddo” implicano che gli aggregati rimangano a temperatura ambiente durante la miscelazione e la posa. Un esempio è il riciclaggio in situ con bitume schiumato: in questo processo, pur scaldando il bitume a circa 180 °C per trasformarlo in schiuma, il materiale fresato della strada resta freddo sul posto; di conseguenza l’intervento viene comunque classificato come operazione “a freddo” (poiché non c’è riscaldamento preventivo degli inerti). In generale, nelle applicazioni a freddo si utilizzano emulsioni o additivi che permettono al legante bituminoso di rivestire gli aggregati senza bisogno di temperature elevate.
No. Attualmente non è possibile marcare CE un conglomerato bituminoso a freddo, ovvero un asfalto che non prevede produzione e stesa a caldo. La marcatura CE sulle miscele bituminose è disciplinata da normative europee armonizzate che al momento riguardano solo i prodotti a caldo (con procedure e requisiti standardizzati). Per le miscele a freddo non esiste ancora una specifica tecnica armonizzata di riferimento, dunque non possono avere la marcatura CE.
Sì. Esistono additivi detti rigeneranti o ringiovanenti, progettati proprio per recuperare le caratteristiche del bitume ossidato nei vecchi asfalti fresati. Questi prodotti reintegrano parzialmente o totalmente le componenti chimico-fisiche perdute dal bitume invecchiato, conferendo di nuovo al legante una buona lavorabilità e prestazioni vicine a quelle di un bitume “vergine”. Ad esempio, Fusion propone Ri Fusion, un additivo di origine naturale e senza solventi che agisce sul bitume ossidato presente nel fresato migliorandone la lavorabilità e le prestazioni della miscela risultante. In questo modo è possibile riutilizzare maggiori quantità di asfalto di recupero, ottenendo conglomerati bituminosi rigenerati con prestazioni elevate e più sostenibili (meno spreco di materiale nuovo).

CONGLOMERATO BITUMINOSO PRESTAZIONALE A FREDDO FUSION

Quanto dura il materiale insacchettato? Quello che compro in estate lo posso usare in inverno?
Il conglomerato a freddo Fusion insacchettato è formulato per avere una lunga durata e non essere soggetto a stagionalità. Grazie all’additivo speciale utilizzato, la miscela rimane lavorabile per tutto il tempo necessario (da qualche settimana fino a diversi mesi o addirittura anni. In condizioni ottimali di stoccaggio, il prodotto in sacco è garantito per 24 mesi senza perdere efficacia. Ciò significa che quello che acquisti in estate potrai tranquillamente utilizzarlo anche in inverno, senza cali di prestazione né problemi di posa. Puoi conservare i sacchi all’aperto (anche non coperti) perché il materiale non contiene solventi che possano evaporare: non teme pioggia, sole o gelo.
Sì. Una caratteristica distintiva dell’asfalto a freddo Fusion è la possibilità di applicarlo anche in presenza di acqua. Puoi quindi utilizzarlo per riempire buche piene d’acqua o su fondo bagnato: il materiale aderirà e compatterà ugualmente grazie alla sua formulazione specifica. Anche in condizioni di gelo (superfici ghiacciate) il conglomerato a freddo Fusion mantiene un’ottima lavorabilità e può essere posato senza problemi, garantendo il ripristino della buca in qualsiasi condizione climatica.
Per buche molto profonde si consiglia di procedere per strati successivi. In pratica, se la buca supera circa 4–5 cm di profondità, è meglio riempirla aggiungendo il conglomerato a freddo in strati di qualche centimetro alla volta, compattando energicamente ogni strato prima di applicare il successivo. In questo modo il materiale viene costipato uniformemente fino a livello della pavimentazione, garantendo un ripristino stabile e duraturo, senza avvallamenti o cedimenti nel tempo. Se la buca fosse estremamente profonda, può essere opportuno riempire le prime decine di centimetri con materiale inerte grossolano ben costipato, per poi completare gli ultimi centimetri con Fusion a freddo; ma in generale il nostro prodotto può essere impiegato anche in tutta la profondità della buca, purché appunto sia compattato a dovere in ogni strato.
No, non è necessario. Il conglomerato a freddo Fusion è studiato per aderire senza primer al fondo stradale, anche perché contiene già additivi che ne assicurano l’adesione. Anzi, è sconsigliato usare emulsioni bituminose di attacco o spolverare cemento sulla base prima della stesa: applicare promotori di adesione aggiuntivi può essere controproducente, perché il prodotto funziona al meglio “da solo”. Ti basta quindi rimuovere eventuali detriti grossolani dalla buca e asciugare eventuale acqua in eccesso (grandi pozzanghere), dopodiché puoi applicare direttamente l’asfalto a freddo Fusion. La compattazione farà aderire il materiale al fondo senza bisogno di ulteriori leganti.
Gli errori più comuni nella posa riguardano una preparazione insufficiente o una scorretta compattazione. Ad esempio, non comprimere a dovere il materiale è l’errore numero uno da evitare: l’asfalto a freddo Fusion lavora per compressione e una compattazione carente ne pregiudica l’efficienza. Un altro errore è lasciare sporco, polvere o detriti mobili nella buca: benché il nostro conglomerato tolleri anche un fondo non perfettamente pulito, la presenza di molti materiali estranei può ridurre l’adesione. È sconsigliato inoltre aggiungere altri leganti durante l’applicazione (ad esempio versare emulsione bituminosa o cementi sul materiale (perché Fusion è formulato per essere utilizzato tal quale) l’uso di promotori di adesione o cemento superficiale è inutile e potenzialmente controproducente). Infine, attenzione a livellare bene la superficie prima e dopo la compattazione: evitare di lasciare il materiale troppo in rilievo (gobboso) oppure sottoquota rispetto al piano stradale. Una stesa uniforme e rasente alla quota del manto esistente, seguita da adeguata rullatura o costipamento, garantisce la migliore resa.
No, l’uso dell’Asfalto a Freddo Fusion PRO sopra alle superfici cosiddette “rigide” è altamente sconsigliato. Fondi in calcestruzzo o di “sanpietrini” solitamente presenti nelle piazze Italiane sono inadatti all’utilizzo di conglomerato a freddo poiché la troppa differenza di rigidità ne pregiudica la lavorabilità e fa in modo che l’asfalto tenda a togliersi; in queste situazioni è dunque consigliabile utilizzare prodotti più idonei. Nei casi di “poco traffico” (come sui marciapiedi), affinché Fusion PRO funzioni e non si presentino perdite di aderenza e conseguenti buche, è essenziale che la compattazione sia fatta nel modo corretto.
No, l’uso di Fusion PRO è sconsigliato in tali situazioni. Il conglomerato a freddo è generalmente un materiale adatto al ripristino provvisorio del manto stradale; in parcheggi o altre aree soggette a sterzate continue di macchine o di mezzi pesanti sono necessari interventi con asfalti a caldo tradizionali. Fusion PRO può essere utilizzato in modo provvisorio per tamponare eventuali buche profonde e per preparare il fondo alla stesa successiva dell’asfalto a caldo; l’utilizzo di Fusion PRO, inoltre, è consigliato nei tratti in cui vi è traffico veicolare diritto.
La tonalità più opaca di Fusion Pro rispetto ad altri prodotti è dovuta alla sua tecnologia innovativa di produzione ed alla composizione priva di solventi. Molti asfalti a freddo tradizionali appaiono lucidi e “unti” perché contengono oli o solventi utilizzati per mantenere morbido il bitume: questi componenti lasciano una patina oleosa e luccicante sul materiale. Il conglomerato a freddo Fusion, invece, è realizzato con un additivo di origine vegetale e senza solventi, che modifica la lavorabilità del bitume stesso risultando asciutto al tatto. Ciò gli conferisce un aspetto opaco naturale. Si tratta di un vantaggio perché il materiale non unge e non sporca: non macchia le mani durante l’applicazione, non rilascia residui oleosi nel sacco (che infatti può essere smaltito come plastica normale) e non si attacca ai pneumatici delle auto in transito. In sintesi, l’opacità è indice di una miscela più pulita ed ecologica, che però garantisce migliori prestazioni rispetto ad un conglomerato tradizionale.
Sì, offriamo piena flessibilità sulle forniture. I sacchi da 20 kg di asfalto a freddo Fusion possono essere ordinati su pallet con quantità personalizzate in base alle tue esigenze. Non sei obbligato ad acquistare un bancale standard preconfezionato: possiamo preparare pallet con un numero specifico di sacchi (più piccolo o più grande del solito) secondo le necessità del tuo cantiere. Su richiesta sono disponibili anche formati differenti, come i big bag da 500 kg, e persino la possibilità di utilizzare un confezionamento con sacchi personalizzati (branding del cliente) per ordini importanti. In ogni caso, concordando le esigenze a livello commerciale, cercheremo di fornirti il quantitativo e il packaging più adatto al tuo progetto.

ADDITIVI FUSION

Che pompa devo utilizzare per dosare l’additivo?
Gli additivi liquidi Fusion vanno dosati tramite apposite pompe dosatrici collegate all’impianto di produzione dell’asfalto. La scelta della pompa dipende dal tipo di additivo e dalla quantità da erogare. In generale, per additivi utilizzati in dosi maggiori (come Eco Fusion, impiegato per produrre conglomerati a freddo) si ricorre a una pompa di macrodosaggio. Invece, per additivi da dosare in piccole percentuali sul totale (ad esempio il rigenerante Ri Fusion o l’additivo per asfalto tiepido Warm Fusion) è indicata una pompa di microdosaggio. Queste pompe assicurano la precisione nell’erogazione e permettono di sincronizzare l’immissione dell’additivo con il ciclo produttivo dell’impianto.
L’integrazione degli additivi Fusion nel tuo impianto avviene in modo piuttosto semplice, tramite la connessione della pompa dosatrice al sistema di controllo esistente. In pratica, la pompa verrà collegata al quadro di comando (PLC) dell’impianto d’asfalto, così che l’additivo venga immesso automaticamente al momento giusto del ciclo di produzione. Di solito l’additivo viene introdotto nel mescolatore o nella bilancia del bitume durante la preparazione della miscela. Sarà necessario calibrare il dosaggio in base alla ricetta: ad esempio, impostando la percentuale di additivo sul peso totale di bitume presente nella miscela. Una volta configurato il tutto, il sistema operativo dell’impianto gestirà la pompa dosando l’additivo ad ogni ciclo in maniera ripetibile e precisa, senza bisogno di interventi manuali. Il team Fusion fornisce supporto tecnico per interfacciare correttamente la pompa e ottimizzare il setup sul tuo impianto.
A seconda delle esigenze, si possono utilizzare entrambe le modalità. Gli additivi Fusion possono essere dosati sia direttamente in mescolazione (cioè spruzzati nel mescolatore assieme al bitume e agli inerti), sia tramite immissione nella bilancia del bitume prima della fase di miscelazione. In altre parole, l’additivo può essere aggiunto o nel mescolatore (durante la miscelazione degli aggregati) oppure nella pesa del bitume (viene dosato sul bitume prima che questo venga mescolato agli inerti). Entrambi i metodi sono efficaci, e la scelta dipende spesso dalla configurazione dell’impianto e dal tipo di additivo impiegato. Ad esempio, Warm Fusion può essere introdotto nella bilancia assieme al bitume (dosandolo in base al peso del bitume stesso) oppure immesso nel mescolatore durante la fase di miscelazione, con risultati equivalenti in termini di distribuzione nell’impasto.
No, gli additivi Fusion non temono le normali temperature ambientali: sono stati sviluppati per rimanere stabili ed efficaci sia col freddo invernale che con il caldo estivo. Ad esempio Warm Fusion non risente dei cambiamenti climatici stagionali ed è possibile stoccarlo all’esterno durante tutto l’anno senza problemi. Allo stesso modo Eco Fusion può essere conservato anche senza copertura, poiché non soffre l’azione della pioggia o degli agenti atmosferici (non contiene solventi che possano evaporare né componenti sensibili al gelo). In pratica non devi adottare precauzioni speciali: assicurati solo di tenere ben chiusi i contenitori (fusti/IBC) quando non in uso, per evitare contaminazioni, ma non preoccuparti di doverli riscaldare o proteggere dal freddo; gli additivi manterranno intatte le loro caratteristiche sia d’inverno che d’estate, pronti per l’uso quando ti servono. È consigliato, qualora l’IBC venga tenuto fermo per molto tempo, una corretta agitazione prima dell’uso. No, gli additivi Fusion non temono le normali temperature ambientali: sono stati sviluppati per rimanere stabili ed efficaci sia col freddo invernale che con il caldo estivo. Ad esempio Warm Fusion non risente dei cambiamenti climatici stagionali ed è possibile stoccarlo all’esterno durante tutto l’anno senza problemi.

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