Smaltimento dell'asfalto: normativa, costi e riciclo del fresato

Chi gestisce cantieri molto grandi, manutenzioni ordinarie o anche soltanto piccoli rifacimenti della pavimentazione stradale deve sapere tutto sullo smaltimento dell’asfalto: da come classificare correttamente il materiale rimosso a quali documenti predisporre, fino alle regole sul riciclo del fresato d’asfalto.

Questa guida rappresenta una sintesi chiara della normativa, delle fasi operative per smaltire o recuperare il conglomerato bituminoso e dei fattori che influenzano il costo complessivo dell’intervento, con riferimenti alle prassi più diffuse nel settore.

Cos’è lo smaltimento dell’asfalto e quando conviene riciclarlo

Quando si rifà un manto stradale, l’asfalto rimosso viene identificato come fresato. La classificazione di riferimento è il codice CER 17 03 02, che lo qualifica come rifiuto speciale non pericoloso (salvo contaminazioni specifiche) e lo rende idoneo a essere utilizzato, con i dovuti trattamenti, come materiale di base per la realizzazione di miscele bituminose. Questo inquadramento incide su tutte le fasi di gestione: conferimento, trasporto, stoccaggio e, appunto, possibilità di avvio a recupero. La classificazione con CER 17 03 02 è sempre richiamata nelle guide tecniche rivolte a chi opera nello smaltimento e nel riciclo dei conglomerati bituminosi. 

Il recupero del fresato non è solo una scelta “green, ma una leva economica per contenere il costo dell’opera. Il materiale può essere reimmesso nei cicli produttivi come RAP (Reclaimed Asphalt Pavement) e, come anticipato, impiegato in nuove miscele bituminose. Le tecniche principali sono due: a caldo, (ovvero negli impianti di conglomerato bituminoso) con recupero tipico fino a circa metà del fresato, e a freddo, ( ovvero con impianti non necessariamente di produzione di asfalto) con miscelazione con additivi per asfalto, leganti, e inerti in correzione, che in condizioni tecniche idonee consente di riutilizzare anche l’intera quantità disponibile. La letteratura di settore riporta questi range operativi e sottolinea il ruolo del controllo qualità sul fresato, perché composizione e presenza di impurità influenzano le prestazioni del prodotto riciclato.

Non sempre però il riciclo è praticabile. Se il materiale presenta contaminanti o non rispetta i requisiti verrà considerato come rifiuto speciale, e si procederà allo smaltimento presso impianti autorizzati. Le linee guida divulgative per imprese e PA ricordano che, quando possibile, il recupero resta la strada preferibile perché riduce il prelievo di risorse, limita i rifiuti da costruzione e rende più efficienti tutti i processi. 

 

Smaltimento dell’asfalto stradale: fasi operative e documenti

L’avvio corretto parte dal cantiere. Per staccare il vecchio tappeto e preparare il sottofondo si esegue la scarificazione: una fase che si sostanzia nell’incisione del manto, rimozione a placche, fresatura e asporto del materiale. La sequenza è descritta nei vademecum rivolti agli operatori e porta alla produzione del fresato che, una volta raccolto, deve essere gestito secondo la normativa sui rifiuti speciali. 

Il Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006) richiede la tracciabilità dei rifiuti speciali e la gestione documentale tipica: formulario di identificazione dei rifiuti (FIR) per i trasporti, registri cronologici presso il produttore e invio del riepilogo annuale (MUD, Modello Unico di Dichiarazione Ambientale) quando previsto. Gli approfondimenti tecnici dedicati ribadiscono che ogni movimento deve essere coperto da documenti idonei e che l’impianto di destinazione deve essere autorizzato al trattamento. In questo quadro rientra anche la possibilità di inviare il materiale a recupero in impianti che producono miscele contenenti RAP, purché vengano rispettati tutti i requisiti necessari. 

Prima del conferimento sono necessarie le analisi che inquadrano il rifiuto e ne verificano eventuali contaminazioni. Le guide operative ricordano l’obbligo di fornire al gestore i risultati dei test eseguiti secondo le norme tecniche applicabili; in Italia vengono spesso richiamati gli schemi analitici del DM 5/02/98 come riferimento per la caratterizzazione ai fini del conferimento. Le stesse fonti indicano anche le buone pratiche di stoccaggio temporaneo in cantiere, con tempi e modalità tali da evitare dispersioni di polveri e contatti con suolo e acque. 

Sul fronte del riciclo, la gestione cambia in funzione della tecnologia scelta. Il riciclaggio a caldo integra una quota di fresato nella produzione in impianto; quello a freddo miscela fresato, legante bituminoso ed eventuale cemento direttamente in impianto o in sito. Le schede tecniche spiegano che la soluzione a freddo, oltre a massimizzare il riutilizzo, risulta vantaggiosa quando si interviene su tratti estesi e si desidera contenere i consumi energetici, poiché non richiede il riscaldamento degli inerti come nel ciclo a caldo. 

 

Quanto costa il riciclaggio dell’asfalto? Fattori di prezzo e come risparmiare con il riciclo

Il costo dell’operazione di riciclaggio dell’asfalto varia in base a quantità, distanza dall’impianto, tipologia di intervento e qualità del materiale. Per lo smaltimento puro, le stime diffuse dai fornitori che operano su scala nazionale indicano un ordine di grandezza di 50-70 euro a tonnellata, da considerare come valore medio indicativo che può salire o scendere secondo area geografica, logistica e complessità. È prudente richiedere più preventivi, specificando tonnellate, modalità di ritiro e destino (smaltimento o recupero), per avere un quadro reale della spesa. 

Integrare il riciclo lungo il flusso di cantiere permette spesso di ridurre il costo complessivo rispetto all’invio in discarica. Se l’impianto accetta RAP e le analisi confermano i requisiti, il fresato diventa materia prima seconda per nuove miscele. Le schede di settore descrivono percentuali di recupero che, nei processi a caldo, restano contenute, il nuovo CAM ribalta le % di riutilizzo aumentandole, mentre nei cicli a freddo possono arrivare al riutilizzo dell’intero materiale disponibile ( es. misti cementati). Questo si traduce in minori costi di conferimento, taglio del fabbisogno di inerti vergini e riduzione dei trasporti, con benefici che incidono sulla voce “costo asfalto” nelle gare e nei lavori privati. 

Alla voce “costi” influiscono anche gli adempimenti. La caratterizzazione analitica iniziale, la gestione dei formulari, il registro e l’organizzazione dello stoccaggio temporaneo comportano attività amministrative che vanno pianificate in anticipo. Le linee guida che trattano la normativa sui rifiuti speciali insistono proprio su tracciabilità e corretto conferimento, aspetti che evitano sanzioni e ritardi e che, se gestiti bene, riducono le incertezze nel computo economico.